Lo devo fare, da un paio di anni continuo ad accumulare materiale sulla questione OGM, sulla loro comunicazione e sul dibattito in corso, intanto gli eventi si accavallano, le discussioni riprendono e io continuo ad accumulare aspettando il momento giusto per parlarne. Lo so, il momento giusto era un paio di mesi fa e non riuscirò nemmeno ad usare tutto il materiale che ho raccolto. E c’è anche un sacco di gente che ne ha parlato prima di me (ma più siamo meglio è no?). E non riuscirò nemmeno ad essere dettagliata nelle risposte a tante domande come si converrebbe ad un Blog di divulgazione scientifica. Ma da qualche parte dovrò pur cominciare no?
Tempo fa un’amica postò su Facebook la foto di un bel tipo con scritto OMG. “Se significa Organismo Modificato Geneticamente, non so come fosse prima ma hanno fatto delle ottime modifiche”, commentai.
Le biotecnologie ovviamente in quel caso non c’entravano (magari la chirurgia estetica sì) ma il gioco di parole funzionava, perchè in realtà sebbene nessuno ne parli e gli argomenti continuino da anni ad essere sempre gli stessi, nel campo degli OGM esistono delle ottime modifiche.
Negli ultimi trent’anni (Nature ha dedicato uno speciale ai 30 anni di ricerca nel campo delle piante transgeniche) sono state ottenute piante con caratteristiche molto interessanti: con rese maggiori, con geni di resistenza ad ambienti ostili e a patogeni in grado di ridurre la necessità di fertilizzanti chimici e pesticidi (insetticidi, antifungini e antibiotici). Piante in grado di migliorare le condizioni di coltivazione anche nei paesi più poveri, di aiutare a risolvere una crisi alimentare che con la crescita demografica si sta presentando sempre più impellente, e di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura sul nostro pianeta.
Alcuni esempi li trovate qui:
http://www.nature.com/news/specials/gmcrops/index.html
http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=1044
Cosa succede
Il problema è che periodicamente il dibattito si ripropone ma gli argomenti sono sempre gli stessi. La questione Ogm è entrata in un loop dalla quale ormai fatica ad uscire. Non sono ottimista, in questi ultimi anni ho seguito la questione OGM come caso di comunicazione di una controversia scientifica e ho quasi concluso che la battaglia, non per coltivare OGM, ma per far valere le ragioni della scienza o anche solo per stabilire un dibattito paritario e dare ai cittadini gli strumenti per inserirsi nella discussione, sia persa.
Troppi errori sono stati fatti nel passato e continuano ad essere fatti nel presente e tutti hanno sbagliato qualcosa. Hanno sbagliato gli scienziati che non sono scesi in campo a presentare il loro lavoro alle prime avvisaglie di una controversia squilibrata che metteva irrimediabilmente la scienza dalla parte del Male, ma anche a pensare che basti spiegare al pubblico che cosa sono gli OGM per ricevere la sua approvazione incondizionata. Hanno sbagliato le imprese che hanno investito nelle nuove tecnologie senza pensare di doversi spiegare con altri attori e hanno dato adito a sospetti (magari anche fondati) di voler nascondere qualcosa. Hanno sbagliato i comunicatori che si sono fermati ad ascoltare solo una voce (quella più forte dal punto di vista comunicativo e politico) senza approfondire e senza capire. Hanno sbagliato i decisori che si sono rivolti e si rivolgono agli attori sbagliati e mai agli scienziati. Hanno sbagliato tutti quelli che hanno scambiato l’introduzione di una nuova tecnologia di miglioramento genetico delle piante con una questione di etica di mercato. E hanno sbagliato tutti quelli (tra i quali anche i decisori) che hanno pensato che tutti i detrattori degli OGM (le organizzazioni agricole, la GDO, le ONG) fossero mossi solo dall’interesse del bene dei consumatori e non da interessi di parte e non è così.
Perchè gli OGM sono diventati per l’opinione pubblica e per i suoi detrattori il simbolo del male? Il problema è che ad un certo punto il prodotto si è fuso ed identificato con il produttore (deve esistere una figura retorica per questo ma mi sfugge) anzi in un produttore, Monsanto, una delle bestie nere del movimento No Global. E così la lotta agli Ogm si è trasformata in una lotta alla globalizzazione tout court e poco importa cosa siano le piante transgeniche dal punto di vista scientifico o tecnico. Senza contare che Monsanto non è l’unica industria che produce e commercializza sementi OGM e nemmeno che la contestata politica di commercializzazione delle sementi, delle Royalies e dell’impossibilità di usare sementi autoprodotte, non si limita agli OGM ma si estende a tutte le sementi ibride e certificate utilizzate in agricoltura da decenni in tutto il mondo.
È come se volessi attaccare Mc Donald vietando il consumo di patatine fritte o intraprendessi una crociata contro Bayer bandendo il consumo di Aspirina.
E la politica? Lasciamo perdere..
Quando si parla di interventi legislativi per limitare l’uso di una nuova tecnologia alimentare è necessario che vi sia un riferimento ad un rischio, per la salute del consumatore o per l’ambiente. Su questi aspetti i decisori sono chiamati giustamente ad intervenire. Ragione per cui quando si tratta di gestione del rischio alimentare o ambientale ad avere voce in capitolo sono gli organismi che decidono sulla salute e sull’ambiente, in Italia il Ministero della Salute e quello dell’Ambiente. Tra l’altro su rischio alimentare e ambientale, ha un forte potere decisionale la Comunità Europea per cui in genere gli stati membri si limitano a recepire. Il Ministero delle Risorse Agricole e Forestali deve tutelare le politiche a favore del settore agricolo, i mercati, la valorizzazione della qualità ma di fronte ad un rischio alimentare (se c’è) non dovrebbe potere niente. Se cioè il Ministero della Salute, accertato un rischio richiedesse il ritiro di un prodotto e quello dell’Agricoltura si opponesse perchè tale intervento danneggia gli agricoltori saremmo tutti d’accordo a gridare al conflitto d’interesse. Non si può invece, in ambito di CE, limitare l’introduzione di una produzione per proteggere il mercato esistente o quello interno. Questo si chiama protezionismo.
Ora torniamo agli OGM.
Nell’ultima puntata della fiction “OGM (Oh My God)” il Ministro delle risorse agricole e forestali Nunzia De Girolamo ha firmato un Decreto insieme al Ministro della Salute Lorenzin e al Ministro dell’Ambiente Orlando. I motivi della sua contrarietà agli OGM li trovate in questo intervento al Congresso Coldiretti dove spiega chiaramente (“senza se e senza ma”) il suo NO alla coltivazione degli OGM perchè influenzata dagli interessi degli agricoltori e dei mercati. Dice (trascrivo):
“A me non mi condizioneranno né le multinazionali, né qualche giornalista condizionato dalle stesse (ha in mente qualcuno? ndr) “C’è una sola categoria che mi potrà condizionare nelle mie scelte, voi l’Italia dell’Agricoltura. Perchè è con voi che io mi dovrò confrontare, ed ogni volta che ho ascoltato la vostra voce ho sentito no, ogni volta che guardo al mercato, che è l’altra categoria che mi influenza sento tanti no ”,
al che c’è anche da chiedersi se abbia mai pensato di farsi non tanto influenzare o condizionare quanto piuttosto anche solo informare da qualche scienziato indipendente visto che alla vigilia del voto sul Decreto del 12 luglio il Gruppo di scienziati di Dibattito Scienza ha lanciato un appello a lei come a tutti i parlamentari.
Se poi andate avanti ad ascoltare l’intervento del Ministro trovate che il suo timore è legato alla tutela del Made in Italy e della qualità dell’agroalimentare italiano (di questo ne parleremo più avanti) e solo parlando di questi aspetti continua (trascrivo ancora):
“Il mio sogno è di essere ricordata come il ministro del Made in Italy. E vi lancio una sfida, a voi, a chi ci ascolta, ad Andrea e Beatrice” (Orlando e Lorenzin, si chiamano per nome i nostri ministri perchè da quando sono andati in ritiro si vogliono tutti tanto bene ndr) con i quali vorrei sottoscrivere questo Decreto, perchè è insieme che dobbiamo fare la battaglia”…
Ma in realtà i due ministri citati non dovrebbero avere a cuore la questione OGM allo scopo di difendere il modello economico italiano! Se c’è un motivo dovrà essere relativo alla sicurezza alimentare no? Eppure lei (la Nunzia) non ne parla affatto. Il motivo per cui gli OGM non sarebbero adatti all’agricoltura italiana non ha niente a che fare con la salute dei consumatori o con un eventuale danno ambientale. I motivi sono altri e hanno l’obiettivo di tutelare il mercato agricolo italiano e l’agroalimentare di qualità nei confronti di qualcosa di nuovo. I motivi sono del tutto protezionistici. E non solo per questo sono sbagliati.
I piccoli grandi equivoci (che fanno comodo a molti)
La politica della qualità e il Made in Italy
C’è una sola frase tra i cinque punti di Carlo Petrini che spiegano la sua contrarietà agli OGM pubblicati su Repubblica alla vigilia della manifestazione anti OGM del 20 giugno scorso sulla quale sono fondamentalmente d’accordo: “L’Italia basa una parte importante della sua economia sull’agroalimentare di qualità.”
Giustissimo, ma perchè un’agricoltura nella quale ci siano anche (non solo ovviamente, questo lo potrebbe sostenere solo un pazzo) piante geneticamente modificate non deve essere considerata di qualità? Perchè una tecnica di miglioramento genetico in grado di introdurre nelle piante caratteri di resistenza alle malattie (che arricchiscono i prodotti in fitotossine e richiedono l”uso di fitofarmaci in campo), o ne migliori le proprietà nutrizionali o la resistenza ad alcuni fattori ambientali (come la siccità per esempio richiedendo un uso minore di risorse idriche) non deve essere considerata di qualità? Non c’è nessun motivo per cui un prodotto OGM per esempio debba essere meno saporito di uno diciamo “normale”.
Se oggi l’Italia eccelle nella produzione agroalimentare è perchè nei decenni passati la ricerca italiana di miglioramento genetico delle piante coltivate è stata all’avanguardia. O forse qualcuno vuol fare credere che il pomodoro Sammarzano o le varietà di grano duro dalle quali si ottiene la pasta siano varietà spontanee?
Un altro dubbio: siamo sempre sicuri che le produzioni italiane siano le migliori a prescindere? L’equivalenza Italiano = qualità così come quella Cinese = porcheria non è mica un dogma, deve essere sempre verificabile o non è sostenibile.
Faccio un esempio.
Nei paesi mediterranei negli ultimi anni il mais è spesso soggetto all’insorgenza di funghi (Aspergillus) che sviluppandosi determinano la comparsa delle aflatossine, cancerogene che sopra certi livelli rendono il mais inadatto all’alimentazione umana e animale. Gli attacchi della piralide, un insetto parassita, insieme ad altri fattori, favoriscono lo sviluppo di Aspergillus. Il mais in Italia viene principalmente destinato all’alimentazione delle bovine da latte, dalle quali si ottiene anche la materia prima per alcuni prodotti di eccellenza, come i famosi formaggi del Made in Italy. Nel 2012 una percentuale molto elevata di mais ha superato i livelli consentiti di aflatossine e sembra che anche quest’anno le cose non andranno meglio.
Il Mais Bt è resistente alla piralide e quindi più difficilmente viene attaccato da Aspergillus ecc ecc. Ma in Italia non si può coltivare (secondo il nostro Governo a differenza di quanto già stabilito a livello europeo in più gradi, cosa che tanto per cambiare ci varrà un infrazione). Ma si sa, l’agricoltura italiana è un’agricoltura di qualità e gli OGM non farebbero che danneggiarla.
La biodiversità
Mi dispiace deludere chi pensa all’agricoltore come depositario di un tesoro di biodiversità, ma l’agricoltura moderna signori è tutt’altro che una condizione naturale.
La maggior parte delle piante erbacee vengono coltivate a partire da semente certificata che ogni anno viene acquistata dall’industria sementiera che ne garantisce la qualità (cioè l’assenza di sementi estranee come quelle delle infestanti o di parassiti come anche l’omogeneità varietale. Per alcune piante (come il mais ad esempio) l’uso degli ibridi non permette di riutilizzare vantaggiosamente le sementi delle generazioni successive alla prima (è possibile ma le caratteristiche di produttività dell’ibrido si vanno via via riducendo di generazione in generazione).
Nelle piante arboree la situazione è addirittura più estrema perchè queste vengono moltiplicate per via agamica. Questo significa che le viti (o i peschi) non si seminano ma si propagano per talea, per cui tutte le piante ottenute da una pianta madre sono identiche alla prima e cioè sono cloni. E in alcune piante come la vite la tecnica di selezione clonale ha fatto in modo che i selezionatori individuassero le piante migliori (per alcune caratteristiche qualitative o agronomiche) e ne facessero dei cloni, sempre assolutamente uguali, propagati e venduti dai vivaisti come materiale certificato.
Sì è vero, questo provoca un assottigliamento enorme della variabilità genetica delle specie coltivate che espone anche le coltivazioni a dei rischi non indifferenti (che cosa succede se arriva un parassita sconosciuto e i cloni più diffusi non sono in grado di resistergli? O se i parametri della qualità cambiano e nessuno dei cloni diffusi li possiede?).
La conservazione della variabilità genetica delle piante coltivate è fondamentale e spesso sono gli istituti di ricerca, all’interno di collezioni chiamate banche del germoplasma, a dover fare da scrigno per tutto quello che non viene più coltivato ma che potrebbe (ma anche no) un giorno essere utile.
Il fatto è che sto divagando perchè in questo sistema (che potete pure definire aberrante, non mi scandalizzo, anch’io credo che ci sia qualcosa di sbagliato) gli OGM non c’entrano affatto. Perchè questo è lo stato della biodiversità presente nell’agricoltura attuale, anche in quella italiana di qualità. In quanti lo sanno?
L’interesse di pochi (l’accusa di monopolismo fatta da chi sta sotto la lente di ingrandimento dell’Antitrust)
Forse il timore è che approvando gli Ogm tutti in Italia si mettano a coltivare Mais Bt o Soia Roundup Ready. Il problema quindi sta nel rischio di concentrazione: gli OGM li fanno solo le multinazionali che lavorano per i loro sporchi interessi. Una cosa è vera, le Multinazionali investono in ricerca sulle colture (Mais e Soia) dalle quali si aspettano un grande ritorno a livello mondiale, difficilmente investiranno nel miglioramento genetico della lenticchia (per dirne una). E allora? Non sarebbe più saggio permettere alla ricerca pubblica di fare il resto nell’interesse delle colture e delle varietà più care al Made in Italy piuttosto che vietare l’ingresso della Soia Roundup Ready o del Mais Bt che magari non interesseranno a nessuno in Italia? Perchè non erano mica coltivazioni di Mais le piante sperimentali del professor Rugini dell’Università della Tuscia che nel 2012 sono state distrutte per Decreto, erano olivi e ciliegi migliorati, i cui risultati (che tutti avevamo pagato) non conosceremo mai.
Su un Dossier Biotecnologie sul rischio OGM di qualche anno fa leggo:
“Sono in molti ad intravvedere nelle produzioni dell’ingegneria genetica la possibilità da parte di un potente settore industriale di ribadire una supremazia a discapito di settori economici primari come l’agricoltura e la produzione alimentare. Poiché infatti i cloni e i transgeni possono essere prodotti soltanto da strutture ad elevata capacità tecnico-scientifica, è molto facile che essi cadano in mano a pochi gruppi che inevitabilmente attueranno una politica di utilizzazione dei loro prodotti per esigenze economiche e commerciali, in modo assoluto.”
L’autore di questo documento è Coop che a quanto parrebbe da quanto scritto non attua alcuna politica per esigenze economiche e commerciali (e quale allora? No mi risulta che sia un’organizzazione No Profit). Peccato che a scagliarsi contro il rischio di monopolismo sia un rappresentante della GDO e che questa sia stata messa recentemente sotto stretta sorveglianza dall’Antitrust per il preoccupante e crescente potere delle centrali d’acquisto.
Questo solo per dire che chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Il danno di tanta disinformazione
Mettere da una parte i buoni e dall’altra i cattivi non mi è mai piaciuto ma in Italia sembra che per aiutare il pubblico a farsi un’opinione sia il sistema migliore. E’ facilmente manipolabile, si può gestire a livello politico, aiuta a fare demagogia e crea degli eroi positivi e dei demoni da attaccare, e poi tutti hanno giocato a indiani e cowboy, cosa c’è di meglio? Se poi i cattivi sono multinazionali e sono anche americani la battaglia sembra già vinta in partenza (meglio che sparare sulla Croce Rossa). Dall’altra parte ci mettiamo delle ONG con un potere mediatico spaventoso (che sono buone per definizione), una Grande Distribuzione che sta dalla parte dei consumatori (ma a quanto pare soffoca i produttori), qualche guru della comunicazione e il gioco è fatto. Il pubblico si è fatto un’opinione e sarà difficile tornare indietro.
E la scienza? Ops, la scienza c’entrava qualcosa? Vabbè ormai ci siamo dimenticati di farla parlare, se vuole lo può fare ora, ci sarà un talk show adatto, ma dove la mettiamo, tra gli indiani o tra i cowboy?
Sarò pessimista ma il bicchiere io lo vedo mezzo vuoto. Questa volta la scienza ha perso e noi, l’Italia e la sua agricoltura, abbiamo perso con lei.
Se volete approfondire la questione del dibattito sugli OGM, senza voler essere esaustiva sull’argomento, vi consiglio alcuni link italiani e non che ne parlano:
L’opinione di Mark Lynas, ex ricercatore e attivista di Greenpeace che ha cambiato idea sugli OGM (e per me uno scienziato che cambia idea è da tenere in grandissima considerazione:
http://www.marklynas.org/2013/01/lecture-to-oxford-farming-conference-3-january-2013/
Il Blog La Scienza in cucina ospitata dal sito di Le Scienze di Dario Bressanini:
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/category/ogm/
Il Salmone.org, un sito di divulgazione scientifica:
http://www.salmone.org/ogm-cosa-sono/
Prometeus, l’house organ dell’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani, che ospita anche gli interventi di Federico Baglioni promotore dell’evento #Italy4science
Siediti e scrivi due lettere, il blog di Daniele Oppo:
Le piante sperimentali del professor Rugini fortunatamente sono andate distrutte.
Fortunatamente perche’ questo (paese) come ogni popolo ha il “governo” che si merita.
La distruzione del suo lavoro quindi a mio avviso e’ positiva!
Sara’ sprone per delocalizzare, armi e bagagli, competenze, in paesi piu’ civili e non destinati alla miseria intellettuale, prima che materiale.
Un inciso:
..”Alcuni anni fa – ricorda il Prof. Rugini – vennero a visitare questo campo sperimentale quattro professori: due americani, un giapponese e un australiano. ..
“Mi offrirono, anche in modo insistente, una posizione temporanea sia in Australia sia in America perché continuassi questo tipo di lavoro per loro.
Rifiutai categoricamente, rispondendo: voglio lavorare per la mia Nazione, per l’Italia.
Forse ho sbagliato! Qui in Italia oggi vedo solo il fumo della mia ricerca”.
http://www.freshplaza.it/article/43998/Bruciato-il-campo-di-piante-OGM-presso-lUniversita-della-Tuscia-il-commento-di-Paolo-Inglese
/————–/
Benissimo.Ora ha capito 😉
Dolorosamente, ma ha capito.
Il suo (ERRORE) e’ stato quello di restare qui..
Infatti:
Nessuna istituzione scientifica (italiana), nessun ente di ricerca (italiano) ha sottoscritto ufficialmente l’appello o ha speso una parola. Nulla.
L’inglese Rothamsted Research sì, ma dall’Italia solo silenzio, lo stesso silenzio che aveva accompagnato mesi prima la –>>sottrazione di svariati milioni alla dotazione per la ricerca pubblica per —>>finanziare la lobby antiscientifica presieduta dall’ex capo dei —>>katanga..
http://lavalledelsiele.com/2012/07/11/prima-di-tutto-vennero-a-prendere/
Fabrizio Fabbri. Ora pare essere Direttore Scientifico della Fondazione Diritti Genetici. Indovinate dov’era prima?
Sì, giusto, GREENPEACE. Così come Luca Colombo, ora nella Fondazione, ma in passato responsabile della campagna anti-OGM di GREENPEACE.
Più che “indipendente” questa Fondazione pare dipendere direttamente dalla multinazionale dell’ambiente più potente del mondo a cui procura stipendi (se lauti non è dato sapere) a spese nostre.
http://biotecnologiebastabugie.blogspot.it/2011/01/biosafety-scanner-mario-capanna-e-la.html
Prendiamone atto: L’ Italia e’ morta?
Il mondo e’ grande e fortunatamente ci si puo’ redimere.
Perseverare sarebbe diabolico.
//..I cittadini italiani possono rinunciare volontariamente alla cittadinanza italiana purché si trasferiscano, o abbiano trasferito, la propria residenza all’estero e siano titolari di un’altra o di altre cittadinanze (L. 91/1992, art. 11)…//
La Bonino parla entusiasta di 50 milioni di extraomunitari alle porte, chi resta avra’ certo buona compagnia, festeggeranno la (decrescita felice) al castello dei katanghesi e ex GREENPEACE.
: -)